RE: Il pianista di Roman Polański e l'accidia natalizia

 

Rileggendo Primo Levi per un esame m'è venuta voglia di film di (quel (macro)) genere e m'è venuto in mente Il pianista, unico ricordo positivo (esclusi documentari, tra cui il geniale Shoah di Lanzmann) di (quel) genere. Ricordo sbagliato. Sono rimasto amareggiato da questa ri-visione. Polanski m'è sempre stato sul cazzo, però sono riuscito ad apprezzare, negli anni, i vari Inqulini dei terzi piani e bambini di Rosamaria; essendo lui di origini polacche (e ebreo), inoltre, non gli si può neanche rimproverare formalmente il film sugli ebrei, dato che questo è in Varsavia. Con gli ebrei però ha vinto a Cannes e a Los Angeles, ma d'altronde tiravano a quei tempi, e lo fanno tutt'ora. Non voglio certo mettere in dubbio l'onestà intellettuale del nostro Roman, non oserei mai, è ebreo!

Però mi chiedo com'è che le giurie internazionali possano essere così ipocrite, mi chiedo quanto può essere facile girare un film così mediocre e così (tanto) intriso di retorica, e m'è capitato (toccato) pure di leggere recensioni in cui si osannava l' assenza della stessa (!!!). Mi chiedo allora il significato di (indispensabili) frasi come "Sembra strano dirlo in questo momento, ma avrei voluto conoscerti meglio" o "Mangiare è più importante che sapere l'ora". Me ne sono appuntate altre, ma non mi va più di star qua a scrivere, è quasi natale. Mi leggerò il romanzo e vaffanculo.

 

Ah, e dato che siamo in tema, vorrei esprimere il mio disgusto nei confronti dell'ultimo elenco della trasmissione Vieni via con me in cui, tra un perverso minestrone di illustri personaggi italiani associati ad un oggetto rappresentativo, è nominato anche Levi, associato al dolore, al dolore, al dolore! "Il dolore di Primo Levi". Fanculo, stronzi. (Per giunta, subito prima, è stato nominata "la lettera 22 di Indro Montanelli", fervente sostenitore del colonialismo italiano e del mito dell' "italo-colonialismo buono").

 

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