Antichrist di Lars Von Trier

Lars Von Trier è uno dei registi contemporanei più controversi, c'è chi lo idolatra e chi lo odia, chi dice che i suoi film sono noiosi o ansiogeni e chi li considera capolavori.
Io appartengo alla categoria dei fan accaniti e non mi sento in dovere di esser democratico con coloro che non lo apprezzano, quindi bando alle discussioni sulla misoginia o sulla tortura dello spettatore, tra cinquant'anni i vostri nipoti guarderanno ancora i suoi film e non potrete farci nulla.
C'è Lui (Dafoe) e Lei (Gainsbourg), il loro unico figlio muore mentre stanno facendo l'amore. Per elaborare il lutto si recano in una casa isolata immersa in una foresta (Eden) e lui, psicoterapeuta, si pone l'obiettivo di curare i disagi nati in lei dopo il tragico evento.

Non è un film horror, come scritto da molte parti, non è un film misogino (basti vedere il finale (comunque nel caso lo fosse dovreste incolpate il cristianesimo e non VonTrier)), è un'analisi sul male, ma prima ancora un capolavoro visivo, lo stato dell'arte dell'immagine in movimento.
Un'estasi di fotogrammi che parte dall'ammaliante bianco e nero in slow motion della sequenza iniziale, passando per l'isteria della camera a mano con zoomate sfocate sugli occhi, le mani, le vene (nulla può descrivere meglio uno stato d'ansia), le scenografie sulfuree sempre sospese tra sogno e incubo fino ad arrivare all'eccezionale epilogo che riprende il bianco e nero iniziale chiudendo il cerchio.

Se amate il cinema, lasciate stare per una volta le boiate dei vari mereghetti e fate uno sforzo (di stomaco).

(Ci sono degli idioti che dicono che la volpe parlante è "imbarazzante", non hanno capito un cazzo).

"Lascia ch'io pianga la cruda sorte"

Danimarca 2009 - 108'

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno.

Bella quella sui nipotini, solo l'idea mi fa impazzire.

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