Un giorno di qualche anno fa, un uomo come me e come voi, decise di girare un film chiamato Albakiara, e diede così vita ad una nuova concezione di cinema.
Nel mondo dell'arte, le correnti e le tendenze sono raramente etichettate dagli artisti stessi, a sporcarsi le mani è sempre chi guarda, chi critica. Vorrei quindi, con molta umiltà, farmi carico di questo compito analizzando il capostipite di quella che è la Cacovisione.
Il termine si riferisce principalmente all'aspetto prettamente visivo del film e, per non perderci in sterili definizioni accademiche, ho selezionato alcuni elementi che possono essere assunti a manifesto della corrente. Il primo esempio è sicuramente rappresentato dagli stupendi spezzoni in grafica 3D (realizzati da una scimmia eroinomane durante una crisi d'astinenza al suo primo approccio con Photoshop) in cui un'anatra luccicante svolazza su paesaggi montani, poi ci sono gli sms scritti dalla protagonista che vengono impressi sullo schermo (in una nuova e ridondante dimensione) da un rossetto (creando così un nuovo rapporto tra spettatore e spettacolo), da segnalare anche (tra gli altri) l'interfaccia grafica dei computer della polizia, una dentiera volante, dei render 3D di una pistola e molte altre cose difficili da descrivere, impossibili da descrivere. L'esperienza della Cacovisione non si ferma alla componente visiva, è fatta anche di vorticoso susseguirsi di trovate originali, come la gara di pompini a suon di "staccaglielo, staccaglielo!", le suonerie-scorreggia, Raz Degan, madri avvelenate e unghie dei piedi estirpate; insomma, un'esperienza impossibile da imprimere in queste poche righe. Affrettatevi, il futuro è alle porte.
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